“Contrasti paesaggistici e culturali mantengono vivo il microcosmo dell’Alto Adige e delle Dolomiti: una terra in cui la cultura è vita e si manifesta anche nelle specialità enogastronomiche, la natura sa ancora dettare i propri principi e la gente è ancorata alle tradizioni pur guardando al futuro. Una vacanza in Alto Adige è tutta da vivere.” Così recita il sito turistico ufficiale dell’Alto Adige, un’area dove la natura impera incontrastata e dove le tradizioni del passato continuano a vivere in perfetta sintonia con lo sviluppo tecnologico del presente. Una regione così estesa e composta da valli, anfratti, montagne e burroni, da non poter essere visitata pienamente neppure con un’intera stagione a disposizione.
Vi daremo pertanto qualche spunto, toccando un’area limitata ma assolutamente unica, di questa affascinante regione, cercando di raccontarvi qualche storia diversa da quelle più celebri, per inviarvi a vivere un’emozione del tutto unica.
SAN CANDIDO: A UN PASSO DAL CIELO
Nel contesto del Parco Naturale delle Tre Cime nelle Dolomiti di Sesto, in una posizione di prim’ordine c’è San Candido, salito all’onore delle cronache e della già affermata notorietà, per la serie televisiva Rai “Un passo dal cielo” ambientata nel paese e nelle montagne circostanti.
San Candido, in alta Val Pusteria, con i suoi circa 3300 abitanti, molti di più nelle stagioni canoniche del turismo, sia estivo che invernale, è un piccolo borgo alpino con un pittoresco centro storico circondato da imponenti vette alpine e bizzarre formazioni rocciose che racchiudono numerosi laghi palustri.
Il piccolo borgo è sorto nel periodo medioevale, sviluppandosi attorno ad un Monastero di frati benedettini e per secoli è rimasto soprattutto un centro religioso e solo nel ‘700 ed ‘800 si iniziò a costruire anche case e palazzi signorili.
Oggi, tra le attività più importanti, c’è quella della produzione di speck, con la presenza di una grande impresa leader internazionale nella lavorazione degli insaccati e lo stabilimento di un’impresa di imbottigliamento di acque minerali che tiene viva la tradizione delle fonti del bosco di San Candido, l’acqua “Kaiserwasser”, cara agli imperatori austriaci.
Oltre a queste attività industriali, sono ben presenti anche diverse attività artigianali ed agroalimentari, ma quelle economicamente più impattanti sono senz’altro le attività legate al turismo, che sulle Dolomiti copre due stagioni, anche se di fatto attira turisti tutto l’anno: il pubblico esclusivamente elitario di inizio ‘900 si è poi esteso a tutte le fasce di appassionati della montagna.
Cosa mangiare
L’enogastronomia e la cucina di San Candido riflettono quella tipica altoatesina, con prodotti di altissima qualità, dai formaggi di malga ai salumi, dalle mele ai frutti di bosco, dai funghi ai tanti tipi di pane ed agli ottimi vini altoatesini. Nei ristoranti, trattorie, rifugi e agriturismi, è facile trovare piatti tradizionali come il gulasch di cervo, i canederli allo speck, i Schlutzkrapfen, simili ai ravioli ripieni di spinaci e ricotta, i polli arrosto, le luganighe e le frittelline ripiene, i caratteristici tirtlan. Tanti anche i dolci tipici, come lo strudel di mele, i Strauben e i krapfen; nel periodo di carnevale vengono preparate le tradizionali frittelle di San Candido, una sorta di pagnottine di pane raffermo ammollato nel latte, mescolato alla farina ed ai mirtilli e fritti nell’olio.
LE OPERE D’ARTE DELLO SNOW FESTIVAL DOLOMITES!
Anche il grande scultore Michelangelo Buonarroti sarebbe rimasto affascinato da questo festival, che ogni anno in gennaio si ripete attraendo gente da ogni luogo. Gli attrezzi sono: filo spinato, seghe e palette; l’equipaggiamento: stivali di gomma, paraorecchie e guanti. Il materiale, dal quale ogni anno scultori provenienti da ogni parte del mondo tirano fuori dei veri e propri capolavori “fugaci”, sono dei blocchi di ghiaccio di 3 metri per tre.
Dopo tre giorni di intenso lavoro, le opere d’arte create nel freddo dello Snow Festival Dolomites, appaiono in tutto il loro splendore e spetterà poi quindi agli abitanti e ai turisti valutarne i pregi e decidere a chi assegnare la vittoria di questo evento artistico di prim’ordine! L’arte in questo festival si serve delle basse temperature invernali per creare vere e proprie sculture di ghiaccio fugaci, in quanto queste magnifiche sculture di neve possono resistere fino all’arrivo dei primi caldi: le opere create durante il festival, possono quindi essere ammirate anche da tutti i turisti che non trascorrono la loro vacanza invernale in Alta Pusteria, ma visitano la zona nel mese successivo.
A DOBBIACO CON LA TESTA TRA LE NUVOLE
A Dobbiaco ha luogo ogni anno il tradizionale “Balloonfestival”, la festa delle mongolfiere, che si celebra verso la metà di gennaio. Durante questo festival che riempie il cielo di una miriade di colori, si ha la possibilità di vedere la Val Pusteria da un punto di vista inedito e diverso dal solito.
Dal primo viaggio in mongolfiera nel lontano 1783, questo vecchio aeromobile non ha perso la sua popolarità, al punto che ancor oggi questi palloni colorati attirano lo sguardo mentre percorrono lunghi tratti di volo. Durante questi giorni, Dobbiaco si trasforma in un vero e proprio “paese delle mongolfiere” e tutto gira attorno al volare: la competizione, la festa, l’animazione per bambini, le fiaccolate fanno parte del programma della manifestazione: succede quindi che mentre i giganti colorati viaggiano nel cielo, un interessante programma di manifestazioni offre tanto divertimento e suspense anche ai 1.200 metri di chi resta a terra.
Se il momento culmine di questo festival è naturalmente l’ascensione in mongolfiera, il “Festival delle Mongolfiere” offre momenti intensi anche per tutti coloro che preferiscono rimanere coi piedi per terra: il gonfiaggio notturno delle mongolfiere è ad esempio uno spettacolo da non perdere.
Per i bambini invece c’è una tranquilla e sicura possibilità di guardare il mondo dall’alto, stando seduti in una mongolfiera legata al suolo e durante il Kids-Balloon-Day i bambini possono anche divertirsi a far salire in cielo piccole mongolfiere e aquiloni.
I LAGHI DI BRAIES E LANDRO
Considerato uno dei luoghi più paradisiaci al mondo, il Lago di Braies, piccolo lago alpino situato nell’omonima Val di Braies, è una vera e propria perla di incomparabile bellezza tra i laghi dolomitici; si estende per circa 31 ettari, è lungo 1,2 km, con una profondità media di 17 metri ed una massima di 36 metri ed è caratterizzato dalle sue acque di color turchese intenso, coperte da una coltre di ghiaccio e neve in inverno, e dalla splendida cornice delle cime dolomitiche.
Qui protagonista incontrastata è la natura, che deve essere vissuta di persona ed è difficile da catturare con una fotografia: i colori placidi del massiccio Croda del Becco che si specchia nelle sue acque, sbiadiscono nello scatto e solo i fotografi più abili riescono ad imprimere in uno scatto, la bellezza del luogo. È questo il lago che ha fatto da set televisivo a Terence Hill nella fiction “Un passo dal cielo”, anche se nelle scene veniva chiamato “Lago di San Candido”.
Assolutamente da non perdere è il giro ad anello del lago: lungo la riva, infatti, si trova un sentiero ben disegnato e vario, con dolci sali scendi, scalini in legno, suggestivi punti panoramici e comode panchine; per chi cerca un’emozione più forte, una tappa obbligata è l’escursione alla Croda del Becco, alta 2810 metri, che offre una spettacolare vista sul lago.
Il Lago di Landro è caratterizzato da un curioso blu turchese, provocato dal fatto che ha una profondità massima di 3,5 metri; si può raggiungere sia da Sud (Cortina) che dalla Val Pusteria.
A parte l’incantevole bellezza delle acque, alzando un poco lo sguardo non si può non innamorarsi della fantastica vista sulle Tre Cime di Lavaredo e il Gruppo Cristallo.
Il lago ha solamente pochi affluenti, piccoli e poveri di acqua e nessun emissario e quindi, rispetto agli altri laghi della Val Pusteria, è notevolmente più caldo. Il contesto invita a divertirsi serenamente in acqua e sulla riva settentrionale, dove una graziosa spiaggia di ciottoli permette di rilassarsi e godere dello spettacolo della natura.
L’OROLOGIO NATURALE DI SESTO
Paese che non raggiunge le 2000 anime, situato nella zona più orientale dell’Alto Adige, quasi al confine con l’Austria, Sesto è rinomato in tutto il mondo per il suo orologio naturale, dove le cime delle Dolomiti vengono identificate con dei numeri, proprio come delle enormi e suggestive lancette in pietra. È proprio qui, infatti, che le cinque cime delle Dolomiti vanno a formare la Meridiana di pietra più grande al mondo: un luogo dunque in cui non vi servirà l’orologio per sapere che ore sono!
La cima più piccola della Meridiana di Sesto è la Cima Nove, alta 2.582 metri, seguita dalla Una, che misura 2.698 metri, mentre la Dieci si estende per 2.965 metri verso l’alto. Quest’ultima viene detta Croda Rossa e si trova a sud di Sesto in Alta Pusteria, nel cuore delle Dolomiti. Segue la Cima Undici, alta 3.092 metri, e infine la Dodici, che con i suoi 3.094 metri è il picco più alto della Meridiana.
Dalla zona dei Bagni di Moso, all’ingresso della Val Fiscalina – descritta come “la valle più bella del mondo” – l’orbita solare coincide con la sequenza delle cime delle Dolomiti di Sesto. Al solstizio d’inverno, quando l’orologio segna mezzogiorno il sole si trova a Sud, esattamente sopra la Cima Dieci, dove raggiunge il suo picco massimo. Alle 13, sarà sulla Cima Una. Alle ore 9 e alle 10, invece, la posizione del sole viene coperta dalle corrispondenti montagne.
Curioso il fatto che l’ombra della cima di una montagna aguzza, come la Cima Dodici di Sesto, si comporta come quella degli gnomoni (lo gnomone è la parte dell’orologio solare che proietta la propria ombra sul piatto): è più corta d’estate e più lunga d’inverno. Non sarà griffato, ma è sicuramente l’orologio più prezioso del mondo!