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Una Pasqua di grandi speranze

Il periodo pasquale è da sempre considerato un importante momento per tastare il polso al mondo HoReCa, anche per effetto della variabilità in cui si manifesta la festività: dal 2000 a oggi, infatti, la Pasqua più rapida è caduta il 23 marzo nel 2008 e quella più tardiva il 23 aprile nel 2000.
Questo fenomeno avviene per il fatto che la Pasqua cade la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, che si verifica solitamente il 20 o il 21 marzo: la ricorrenza può quindi cadere in un arco di tempo che va dal 22 marzo al 25 aprile, decretando il fenomeno della Pasqua “bassa” o “alta” in base al momento in cui si celebra.
Se l’impatto della data poco incide sulle abitudini domestiche, è certo che questa variabilità condiziona in modo significativo le scelte “fuori casa” dei consumatori, in un periodo in cui, per motivi opposti, scegliere di festeggiare in un luogo di mare o montagna è molto influenzato dal calendario.
In realtà la Pasqua “in compagnia” manca dal 2019, dal momento che negli ultimi 2 anni l’evento è caduto in momenti molto critici per il periodo pandemico, non solo con limitazioni al ritrovo in locali pubblici, ma anche con divieti agli assembramenti domestici.
Il ritorno di una Pasqua “libera” ha visto quindi gli italiani spendere circa 1,8 miliardi di euro per imbandire le tavole (dato comunicato dall’osservatorio statistico di Coldiretti), con una quota significativa che ha deciso di cogliere l’opportunità per effettuare il pranzo in un ristorante o in un agriturismo.
Secondo la valutazione di Fipe, sono complessivamente 5,7 milioni gli italiani che hanno scelte di festeggiare in un locale pubblico, movimentando un fatturato complessivo stimabile in 317 milioni di euro.
Non si è ancora tornati pienamente al regime pre-pandemia, si stima infatti che l’affluenza nei locali sia stata inferiore del 10% rispetto al 2019, ultimo anno valido per un possibile confronto, ma certo è che il segnale dimostra la volontà da parte del consumatore di tornare a frequentare con costanza ristoranti, pizzerie, gelaterie, bar e in genere tutti i luoghi di consumo fuori dalla propria abitazione.
Anche il turismo sta mandando segnali molto incoraggianti, se pur si sente ancora la mancanza di una buona fetta di stranieri, sia per le limitazioni ancora in essere legate alla pandemia, che limitano gli arrivi da molte aree del pianeta, sia per i recenti episodi di guerra, il cui impatto è logistico ma anche psicologico.
Il calendario è però amico, l’arrivo della stagione più calda stimola molto la voglia di uscire: spetta al mondo HoReCa sapere incentivare i consumatori ad abbandonare la propria casa, con proposte accattivanti ed innovative, per tramutare in realtà la speranza di una consistente ripresa dei consumi.

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