Cultura

Un salto nel metaverso

Da un po’ di tempo un nuovo termine ha fortemente incrementato la sua popolarità all’interno del complesso lessico del mondo digitale: stiamo parlando di metaverso.
Il fatto che ha attirato l’attenzione di tutti i media, non solo quelli dedicati all’informatica o al marketing, è la scelta di Mark Zuckerberg di cambiare il nome della società Facebook in Meta, mantenendo la notissima “effe” come logo della app che tutti conosciamo.
Il termine metaverso proviene dalla fusione di “meta”, ovvero all’interno, e “verso”, abbreviazione di universo, perciò stiamo parlando di una sorta di un universo parallelo che non esiste fisicamente, ma estremizza i confini della realtà aumentata, permettendo di agire virtualmente in un mondo non reale.
Entrare nel metaverso è molto più facile rispetto a come si entra nel dark web, poiché non esiste alcuna forma di sbarramento, basta semplicemente registrarsi a qualsiasi sito che ne faccia parte ed essere dotati di un visore che consenta di vivere integralmente la nuova esperienza.
L’entusiasmo con cui i bambini si approcciano a Minecraft, una sorta di anticamera semplice del metaverso, dimostra che gli investimenti che colossi come Facebook e Microsoft stanno facendo in questa direzione saranno probabilmente ripagati presto, avendo una nuova generazione che si approccia al mondo internet già preparata alle innovative dinamiche.
Volete capire meglio cosa significa? Durante il recente Superbowl, proprio la società Meta ha mandato in onda uno spot in cui un cane robot e la sua stravagante rock band suonano in un locale Don’t You (Forget About Me) dei Simple Minds, ma ben presto il locale è costretto a chiudere. Dopo alcune tristi vicende, il cane robot si ritrova a fungere da cartello indicatore in uno Space Center e qui un visitatore gli lascia sugli occhi un visore Oculus Quest 2, lo strumento indispensabile per accedere al metaverso di Meta.
In questo modo il cane e i suoi amici si ritrovano di nuovo insieme a suonare le musiche dei Simple Minds: trovate qui la clip di questo simpatico spot.
Se siete interessati a comprendere meglio le implicazioni del metaverso nel mondo HoReCa, vi consigliamo invece questo approfondimento, una panoramica esaustiva sulle diverse applicazioni.
Curioso e anche un poco inquietante è invece il caso della startup giapponese Toraru, che ha realizzato una piattaforma per noleggiare un avatar e chiedergli di agire al posto nostro: in questo caso la controfigura è un essere umano che potrà visitare fiere e fare affari, dotato di microfoni e micro telecamere, in modo da essere totalmente guidato a distanza da un’app con cui si controllano i movimenti dell’altra persona, quattro frecce per avanti, indietro, destra, sinistra, accompagnati da suggerimenti audio.
Niente metaverso in questo caso, ma un vero e proprio noleggio di un essere umano.
Il futuro è davvero oggi e… ne vedremo delle belle!

Potrebbe interessarti anche:

Altri articoli per:Cultura