Umbria in libertà
Cuore simbolico dell’Italia, questa regione è l’unica non situata ai confini politici o marittimi dello Stato. Ricca di borghi medievali, che riportano quasi intatto il fascino di tempi lontani, è la terra dove sorge Assisi, conosciuta in tutto il mondo per essere la città in cui nacquero, vissero e morirono San Francesco, patrono d’Italia, e Santa Chiara.
La provincia di Perugia, che copre i ¾ del territorio dell’intera regione, fa da prestigioso sfondo al tour che vi proponiamo e si snoda per circa 250 chilometri, da percorrere in auto – nel qual caso consigliamo una decapottabile – in moto o ancora, per i più sportivi, in bicicletta; in quest’ultimo caso un pernottamento a Gubbio è senza dubbio doveroso. È un modo ideale per scoprire in piena libertà un territorio che ha una densità di popolazione superiore solo a 5 regioni italiane e nel quale la natura, con i suoi 5 parchi regionali, contende il ruolo di protagonista alle bellezze architettoniche e culturali. Per ognuna delle soste che vi proponiamo, proveremo ad offrirvi uno spunto gastronomico, per allietare il vostro spirito, senza scordare, allo stesso tempo, il vostro palato.
Perugia
Il nostro tour inizia e finisce nel capoluogo di provincia, una località posta a 493 metri sul livello del mare, con una popolazione di quasi 170mila abitanti.
Il mito vuole che la città sia stata fondata dall’eroe etrusco Euliste, presunto fratello di Enea, il fondatore di Roma, ma la città di Perugia è ricordata anche per il legame con due dei più importanti pittori del Rinascimento, Pietro Vannucci – noto come “il Perugino” – e Bernardino di Betto – più celebre come “il Pinturicchio” -, entrambi autori, tra l’altro, di due celebri autoritratti che si trovano in città. È simpatica la tradizione cittadina, secondo cui le giovani ragazze nubili devono recarsi in chiesa in occasione della Festa di San Costanzo, per verificare se l’immagine dello stesso fa l’occhiolino: in tal caso la giovane si sposerà entro l’anno; tradizione vuole che l’occhiolino possa essere visto solo dalle ragazze nubili vergini, ma in realtà sono i giochi di luce che provocano questo curioso effetto ottico. Il centro storico di Perugia si adagia su un’acropoli e ancora oggi si possono ammirare numerosi scorci dell’antico acquedotto medievale lungo 5 chilometri, sostituito nel 1835 da una versione più moderna e funzionale.
Sono numerose le testimonianze della tradizione gastronomica che si può incontrare a Perugia; noi consigliamo il Torcolo di San Costanzo, dolce povero, preparato con ingredienti semplici e facilmente reperibili, come dimostra il fatto che l’impasto di base veniva preparato con la pasta del pane; la Torta al formaggio, rotonda e alta, dal forte sapore di formaggio, che veniva consumata tradizionalmente nel periodo pasquale (si chiama anche Torta di Pasqua), ma che oggi viene prodotta durante tutto l’anno; le Pinoccate, un dolce legato alle festività natalizie, con la caratteristica forma a rombo, denso di zucchero e pinoli, che può essere bianco, alla vaniglia, oppure nero, al cioccolato.
Se potete andare a Perugia a luglio, non perdetevi l’evento Umbria Jazz, la più importante rassegna di Jazz in Italia e una delle più importanti al mondo, che si celebra nel mese di luglio dal 1973.
Foligno
La prima tappa del nostro tour è Foligno, dopo una doverosa deviazione ad Assisi, la cui centralità e notorietà internazionale, non necessita ulteriori menzioni. La cittadina di quasi 60mila abitanti è il centro commerciale ed industriale più ricco e importante della Valle Umbra e il principale centro di comunicazioni dell’intera regione, ma l’origine protostorica di Foligno risale all’epoca umbra preromana, in quanto la città è stata fondata dagli “Umbri Fulginates”.
In epoca passata gli abitanti del luogo venivano chiamati “Cuccugnai” da quelli dei paesi vicini, un termine che in dialetto significa civette e la cui origine, come spesso avviene nelle tradizioni italiane, è assai controversa. Se fu per via di una civetta che, posata sul campanile della Cattedrale di San Feliciano, fu scambiata per lo Spirito Santo o all’abilità dimostrata dai folignati nell’impiego di questo rapace per la predazione di altri volatili, non è così certo, anche se secondo l’ultima versione, l’appellativo deriverebbe dalla struttura che nel giorno della Pentecoste veniva calata dal campanile del Duomo, simboleggiando la discesa dello Spirito Santo, così poco somigliante alla tradizionale colomba da essere indicata con il dispregiativo “lu cuccugnau”.
Pochi sanno invece che la prima edizione della Divina Commedia venne stampata proprio a Foligno, probabilmente l’11 aprile 1472, da una delle primissime tipografie italiane nei locali dello storico palazzo Orfini. Se volete sedervi e riposarvi un po’, vi consigliamo di andare sul panoramico viale che costeggia le Mura, dove si trovano 81 sedili in mattoni dalla forma curiosa di esedra: sono i cosiddetti “Canapè” fatti costruire a proprie spese, e naturalmente a proprio uso, dalle più ragguardevoli famiglie della città, ma oggi liberi a chiunque voglia godersi un momento di quiete.
Su questi sedili potrete gustarvi la Rocciata – prodotto tipico di Foligno – un gustoso dolce simile allo strudel di mele, arricchito da noci, cacao e alchermes e al Torcolo di San Costanzo, ripieno di canditi e frutta secca, preparato soprattutto in occasione dei festeggiamenti per il santo patrono.
Gubbio
In termini chilometrici ci troviamo a metà del nostro percorso, in uno dei borghi più suggestivi dell’intero territorio italiano: abitata da poco più di 30mila abitanti, Gubbio è nota nella tradizione soprattutto per essere il territorio dove San Francesco “placò la perniciosa lupa”, come recita un’iscrizione nella chiesa di Spadalonga. È uno dei comuni più estesi d’Italia, il settimo nella classifica generale e quarto tra quelli non capoluogo di provincia.
Innumerevoli sono i monumenti che vale la pena visitare, ma essendo a metà del nostro percorso, ci soffermiamo sulle prelibatezze della cucina egubina – questo è il termine corretto per definire anche gli abitanti del luogo – che utilizza in prevalenza prodotti tipici locali: carni da pascoli montani, cacciagione, formaggi e insaccati, insalate campagnole di varie qualità di erbe, olio di oliva e vini pregiati delle zone collinari, acque minerali della fascia appenninica (alcune delle quali con particolari proprietà terapeutiche). È una cucina semplice, ricca di piatti della tradizione, con gli arrosti cucinati prevalentemente alla brace, le tagliatelle corpose, il friccò, che può essere di agnello, anatra e pollo. Se passeggiando tra le vie di Gubbio vi sembra di cogliere l’inconfondibile aroma di tartufo, non dovete sorprendervi, la sua presenza nelle ricette tipiche locali è particolarmente pregnante.
Città di Castello
Alcuni la definiscono una città di confine, perché la sua vicinanza con Toscana e Marche ne fa un territorio con forti influenze storiche che ne hanno contaminato e sublimato le peculiarità.
Numerose sono le sagre estive che caratterizzano la vita di questa città e che raccontano le tradizioni gastronomiche del territorio.
In luglio si fanno notare la Sagra del mazzafegato, un tipo di salsiccia ottenuta con carni di suino sanguigne e di fine lavorazione, condita con sale, pepe, finocchio, aglio e bucce di arance, che viene proposto sia arrostito che stagionato e la Sagra della torta al testo, chiamata anche “ciaccia sul panaro“, un impasto formato da acqua, farina, sale e un pizzico di bicarbonato che viene messo a cuocere sul panaro o testo (piano rotondo realizzato con pietra refrattaria) precedentemente posto sulla brace, nel focolare. Una volta cotta, la ciaccia viene farcita con prosciutto, capocollo, formaggio o erba cotta. La Sagra del tartufo nero estivo della alta valle del Tevere in luglio e l’evento Antichi Sapori, organizzato dalla Pro Loco di Volterrano, piccola frazione a sud del comune di Città di Castello, alla fine di agosto, completano il quadro delle manifestazioni di maggiore rilievo.
Lago Trasimeno
L’ultima sosta del nostro tour è riservata al Lago Trasimeno, che dista circa 70 chilometri da Città di Castello e con i 128 km² di estensione, rappresenta il più esteso dell’Italia centrale, quarto assoluto tra i laghi italiani: un’area valorizzata dal 1995 con l’istituzione di uno specifico parco. Da sempre punto nevralgico per l’attraversamento del territorio italiano, quest’area ha fornito numerosi ritrovamenti che ne testimoniano l’attività già in epoca preistorica e nel 217 a.C. fu teatro di una celebre battaglia, che vide le forze cartaginesi di Annibale sconfiggere le legioni romane del console Gaio Flaminio.
I territorio del lago Trasimeno è conosciuto per la fagiolina del Trasimeno, un succulento legume da mangiare essiccato o fresco, condito da olio extravergine d’oliva rigorosamente umbro, ma sono senza dubbio i piatti a base di pesce, tra cui trote e gamberi rossi serviti con una particolare salsa che dal lago prende il nome, ad essere i principali protagonisti sulle tavole delle numerose trattorie che offrono la cucina del territorio.
Dal 27 luglio al 5 agosto di svolge il Festival Trasimeno Blues, dal 1996 uno dei più importanti festival europei di musica Blues, appuntamento ormai divenuto imperdibile per gli amanti di questo genere musicale.
Se vi avanza del tempo, vale sicuramente dedicarne un po’ alla scoperta delle tre isole ovvero, in ordine di grandezza, la Polvese, la Maggiore e la Minore, dove potrete anche familiarizzare con una nutrita colonia di cormorani.
Non resta che tornare a Perugia e concludere questo piacevole tour, rigenerati nella mente, nello spirito e deliziati dalle proposte culinarie che avrete potuto gustare lungo il percorso.