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Le tre anime di Cosenza

La storia di Cosenza parte da molto lontano, basti pensare che il nome della città è la naturale evoluzione di quel Consentia che nel IV secolo A.C. la vide ergere capitale dei Bruzi, conquistando l’appellativo di Atene della Calabria e divenendo il punto di riferimento della regione sino alla conquista da parte dei romani, per divenire dal XVI secolo capoluogo della Calabria Citeriore. Alcune monete di quel periodo, risalenti più precisamente al 420 A.C., sono esposte al British Museum di Londra. La storia in realtà inizia ancora prima, addirittura intorno all’VIII secolo A.C., quando viene datato il piccolo villaggio di Kos o Kossa, per usare la definizione utilizzata dallo storico greco Ecateo di Mileto, che ne parla in un elenco di città situate nella Calabria. I Bruzi, termine che deriva dal latino Bruttii, erano un antico popolo di stirpe italica che visse in Calabria e, in epoche successive, divenne la parte meridionale della Regio III augustea Lucania et Bruttii; curiosamente, l’origine del nome della civiltà è da attribuire alla guerriera Brettia, considerata da molti storici contemporanei la prima donna guerriera occidentale, capace di guidare 500 giovani ribelli contro i Greci. Cosenza oggi è un centro di oltre 60 mila abitanti che racchiude tre distinte anime, quella antica a cui abbiamo appena accennato, quella più moderna caratterizzata soprattutto dagli interventi del primo Novecento e quella contemporanea, che l’ha inserita a pieno titolo tra le destinazioni prestigiose del Sud Italia, il cui centro storico, la “Vecchia Cosenza” come viene spesso definita, è stato inserito nell’ottobre 2020 tra i “Borghi più belli d’Italia”. Il nostro percorso si snoda quindi tra le vie della storia, senza però dimenticare il contesto paesaggistico in cui la città è inserita, da cui parte un nostro consiglio escursionistico.

A PASSEGGIO NEL CENTRO STORICO

La nostra camminata tra le vie della città antica parte da Colle Pancrazio, dove si erge l’imponente Castello normanno-svevo; può sembrare uno scherzo, ma lo è solo in parte, perché proprio la dominante posizione del castello su uno dei sette colli della città, consente di percepire la forza di una comunità che ha saputo conquistare un ruolo di rispetto nella storia attraverso i secoli. Il castello, la cui prima impronta fu quella dell’edificazione del 937 D.C., ha subito nel tempo molti sviluppi, prima dagli Svevi, poi da Angioini e Aragonesi, fino ai restauri Borbonici, per mostrare ai giorni nostri la sua emblematica torre esagonale, l’unica rimasta nel tempo, oltre al cortile scoperto; la maggior parte dei dettagli dell’opera sono purtroppo andati perduti nei numerosi terremoti che hanno colpito l’area. La discesa verso il centro storico ci porta ad ammirare il dedalo di strette strade che si snodano attorno agli antichi edifici, chiese, conventi, case fortezze, slarghi e piazze, caratterizzate dalla concentrazione di edifici monumentali, numerosi palazzi padronali e altre opere di pregio. La Piazza XV Marzo, rappresenta degnamente questa densità di testimonianze artistiche: qui possiamo ammirare il Palazzo del Governo e la storica Accademia Cosentina, la più antica accademia filosofica ed umanista d’Italia, ma anche il grande Teatro Comunale Rendano, caratterizzato dai prestigiosi stucchi sul soffitto e dalle pitture decorative, merito del pittore Enrico Salfi, allievo di Salvo Pennini, noto per la sua predilezione di scene pompeiane o neopompeiane. Percorrendo l’antica Giostra Nuova, oggi divenuta Corso Telesio, ci si imbatte con il Gran Caffè Renzelli, inserito tra le 100 caffetterie storiche d’Italia, prima di farsi rapire dal Museo Diocesiano, la cui sede è ubicata tra il Palazzo Arcivescovile e la Chiesa Cattedrale nei locali dell’ex Seminario Diocesano, creando così un legame indissolubile tra la storia di ieri e quella di oggi. La Via degli Orefici ci conduce facilmente dal Museo alla Cattedrale di S. Maria Assunta, la cui facciata ci porta a contatto con l’architettura goticocistercense e il cui interno ci conduce di fronte all’Icona della Vergine del Pilerio, protettrice della città. Una citazione va fatta alle belle fontane che popolano Cosenza, dalla Fontana di Giugno, attualmente ubicata sull’isola pedonale di corso Mazzini, alla Fontana del Balilla di piazza Crispi, che si configura come una nave strutturata da tre vasche trapezoidali a gradoni, culminante con un’esedra ed è preceduta da un alto basamento che sorregge la statua dell’atleta Balilla, fino alla Fontana dei 13 Canali, inaugurata il 14 marzo 1899, giorno del compleanno del re Umberto I, in concomitanza con l’apertura dell’acquedotto dello Zumpo del Crati.

L’ELMO DI BRONZO

Una sosta obbligata nella visita della città di Cosenza è di certo Piazza dei Bruzi e non perché sia il luogo architettonico più ricco del centro, perché diversi altri scorci della città possono essere altrettanto attrattivi di questo angolo, ma questa piazza è il punto di confine tra la zona più antica e quella nuova, il luogo ideale per poter comprendere appieno perché Cosenza ha nella propria anima tre distinte visioni, legate ad altrettanti periodi storici. La piazza prende il nome da Palazzo dei Bruzi, il municipio costruito verso la metà degli anni sessanta del secolo scorso, ma ciò che vi colpisce subito arrivando dalle vie laterali, è la scultura realizzata da Palladino che raffigura un elmo di bronzo posto su una vasca piena d’acqua, una rievocazione della leggenda di Alarico e la sua sepoltura nel letto del fiume Busento, dove è presente un’altra statua, realizzata in metallo, che rappresenta un cavallo ferito senza gambe, sorretto da una struttura di cinque tubi con il re in piedi sulla testa del suo destriero. Il Palazzo dei Bruzi, attualmente sede del Comune di Cosenza, è una costruzione a forma cubica, di colore bianco, dal taglio moderno, sorto sull’area dove un tempo c’era l’Ospedale Civile dell’Annunziata. Anche se le prime tracce di aggregazione del popolo dei Bruzi sembrano più portare a Catanzaro, dove eressero la loro prima capitale, è Cosenza ad avere adottato un’etnia che, nelle memorie storiche, viene descritta come un popolo di guerrieri, rude e bellicoso, spinto da una potenza bellica e da un’irrefrenabile voglia di indipendenza e libertà.

ARCHITETTURA DEL NOVECENTO

Una caratteristica di tutta la Calabria, che a Cosenza definisce l’anima della città come la conosciamo oggi, è il manifestarsi dell’edilizia attraverso i caratteri degli edifici, della loro individualità architettonica e del ruolo da essi ricoperto nel disegno dell’impianto urbano. A Cosenza l’edilizia del Novecento rappresenta l’espressione della cultura architettonica del tempo e diviene simbolo di riferimento delle metodiche costruttive che sono state il veicolo del progresso tecnologico e dell’innovazione di settore. Nato come progetto di recupero e riqualificazione, lo sviluppo architettonico di inizio Novecento è diventato una vera e propria espressione artistica, che si è sviluppata attraverso l’edificazione di palazzi di servizio, quali ad esempio la Banca d’Italia di Corso Umberto, un’opera caratterizzata da un’impronta neoclassica riconoscibile dall’accentuazione delle cornici orizzontali di piano e dai terrazzi laterali che ne equilibrano il prospetto, ma anche opere imponenti, quali l’Acquedotto del Merone, per merito dell’ingegnere Tommaso Gualano nel 1932, per esaltare il ruolo di rilevante importanza nei servizi urbani di Cosenza e quindi edificato a 330 metri s.l.m. su una collina che domina la città nuova. A parte il Palazzo dei Bruzi, vanno certamente ricordati il Palazzo degli Uffici Finanziari in Piazza XI Settembre, la stazione delle Ferrovie dello Stato in Via Piave, il Palazzo della Camera di Commercio, Industria e Agricoltura e l’Istituto Magistrale statale “Lucrezia Della Valle”, una lista comunque ben lungi da essere esaustiva delle opere che meritano uno sguardo. Degni di interesse sono anche il Ponte Mario Martire, ex ponte San Domenico del 1914, riedificato nel 1947 e Ponte Alarico, ex ponte vecchio in ferro del 1878, ristrutturato nel 1948.

TREKKING NEL PARCO DELLA SILA

Passeggiare per le vie di Cosenza d’estate può essere anche molto impegnativo, quando le giornate diventano più afose e il clima meno clemente: è a questo punto che si può scoprire con grande soddisfazione l’ottima posizione della città, adagiata al confine con il Parco Nazionale della Sila, che offre numerose opportunità di percorrere sentieri nella natura o anche solo refrigerarsi in luoghi incantevoli. Questo parco è relativamente giovane in quanto, nonostante fosse stato richiesto e sollecitato già all’inizio del secolo scorso, soltanto in data 20 aprile 1968, con la legge n. 503, viene riconosciuto come Parco Nazionale della Calabria, esteso a comprendere territori appartenenti alle tre province della Calabria: Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria. Bisogna però attendere addirittura il Decreto del Presidente della Repubblica del 14 novembre del 2002, per ritrovare l’istituzione formale del Parco Nazionale della Sila, che comprende anche i territori già ricadenti nello storico Parco Nazionale della Calabria, che cessa di esistere. La presenza dell’uomo in quest’area è ovviamente molto datata, come confermano le antiche tracce che risalgono addirittura ad almeno il 3500 A.C., ossia al villaggio neolitico i cui resti archeologici sono stati rinvenuti pochi anni fa sulla sponda sud del lago Cecita. All’interno del Parco ci sono nove riserve naturali biogenetiche, di cui le più celebri sono “I Giganti della Sila” di Fallistro, 50 colossali alberi di pino e 5 di acero montano con oltre 500 anni di età, e la Riserva “Golia-Corvo”, area di diffusione e ambientamento dei cervi, dove ne vivono circa 150 esemplari. Foreste fitte e impenetrabili, tappezzate di migliaia di felci alte fin quasi al collo, costantemente immerse nell’ombra favoriscono lo sviluppo di un sottobosco estremamente spesso, sul quale è molto piacevole camminare, provando la sensazione di essere su un soffice tappeto. Il nostro consiglio è di fare una passeggiata rigenerante nell’itinerario ad anello da Campo San Lorenzo, un percorso escursionistico adatto a ogni livello di allenamento su sentieri prevalentemente accessibili, la cui partenza è in prossimità di un comodo parcheggio. È un semplice percorso di circa 3 chilometri, con poco dislivello, da effettuare serenamente in meno di 90 minuti ad un’altitudine massima di 1.300 metri sul livello del mare, con numerosi punti dove sostare e godere dell’armonia della natura.

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