Il mercato dei prodotti agroalimentari italiani è un business cardine dell’economia nazionale, coinvolge ben 4 milioni di lavoratori, suddivisi in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.
Il giro d’affari globale che ne consegue è un fatturato di oltre 600 miliardi di euro, di cui una parte è destinato ai mercati esteri.
L’Italia è il primo produttore Ue di riso, grano duro e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi; anche nel mondo della frutta la produzione nazionale emerge sulle altre, come per pere e mele fresche, ciliegie e castagne.
Uno degli aspetti più qualificanti della produzione italiana è il fatto di essere una delle più green d’Europa con la leadership Ue nel biologico, che coinvolge 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (se ne contano ben 325), oltre a 526 vini Dop/Igp e 5547 prodotti alimentari tradizionali.
Il successo della produzione nazionale è confermato dal fatto che l’export agroalimentare italiano è cresciuto del 7,6% all’anno negli ultimi 10 anni, considerando il confronto 2012-2022, con il triennio finale che ha segnato un delta positivo del 34%, il tutto in attesa dei dati ufficiali finali relativi al 2023.
I dati proposti da diversi osservatori per quanto riguarda la chiusura 2023, come ad esempio Coldiretti, parlano di oltre 64 miliardi di giro d’affari per l’export agroalimentare italiano, una testimonianza di come il made in Italy continui ad essere un punto di riferimento a livello internazionale.
Il triste primato di esser il Paese che subisce la più alta quota di contraffazioni a livello mondiale è solo l’amara conferma di quanto l’Italia continui a costituire un punto di riferimento planetario in termini di qualità e appetibilità degli ingredienti alimentari.
