Sono molti ad essere attratti oltre i confini del reale, stimolati dalle recenti informazioni sull’esistenza del metaverso, un’opportunità virtuale ancora così giovane da essere in continua e sorprendente evoluzione.
Ne hanno parlato in tanti, anche noi in questo approfondimento, ma siamo tutti ben lontani dall’aver compreso quali possano essere i veri confini da valicati attraverso questa tecnologia.
In termini semplici, il termine metaverso proviene dalla fusione di “meta”, ovvero all’interno, e “verso”, abbreviazione di universo; perciò, stiamo parlando di una sorta di un universo parallelo che non esiste fisicamente, ma estremizza i confini della realtà aumentata, permettendo di agire virtualmente in un mondo non reale.
I primi dubbi che nascono sono legati proprio alla parte fisica delle esperienze che si possono fare in questo mondo e tra i più scettici troviamo molti cultori del buon cibo che si chiedono come si faccia a ipotizzare un’esperienza di ristorazione senza degustazione: se la riproduzione virtuale dell’ambiente della cena può anche superare il livello di un’analoga esperienza nel mondo reale, il coinvolgimento emotivo possa fare sembrare i commensali realmente vicini durante i nostri scambi di convenevoli (in effetti avviene già anche solo in una chat), la soddisfazione di “addentare” un succulento pezzo di carne o annusare gli aromi seducenti di un buon vino invecchiato in barrique, sarà un’assenza che non permetterà di “credere” in questa esperienza.
Ne siamo veramente sicuri?
Qualcuno lo ha chiesto all’artista e tech founder Carlos Mats, il quale ha raccontato di possibili mix di esperienze virtuali e fisiche decisamente accattivanti, in parte fantasiose, altre ispirate a realtà già esistenti.