
Il mondo Horeca è in continua evoluzione e l’unico modo di difendere una posizione di successo è, per tutti gli operatori del settore che si confrontano con i clienti finali, restare in sintonia con lo sviluppo delle mode e tendenze del momento, che portano gli avventori a ricercare sempre più soluzioni originali e spesso alternative, modificando nel contempo le modalità di fruizione dei propri pasti o snack.
Nel periodo della pandemia tutti i consumatori, a prescindere dalle proprie scelte, sono venuti a contatto con il fenomeno del delivery e take-away, uniche modalità con le quali era possibile continuare ad usufruire dell’offerta del mondo Horeca pur consumando i menu richiesti nella propria dimora.
Da un punto di vista meramente tecnico, se il consumo avviene nel locale o a casa del cliente, per il mondo della ristorazione si tratta sempre di business, dove la vendita del “prodotto” subisce solo una diversa modalità di consegna, ma si modifica tutto ciò che è legato all’ospitalità e all’accoglienza della clientela.
Negli ultimi tempi sta però crescendo una nuova modalità di consumo che rappresenta una concreta minaccia per tutti gli operatori del mondo Horeca: stiamo parlando del fenomeno dei piatti pronti venduti dal canale retail.
Secondo un’indagine condotta da Circana, società che fornisce analisi dei mercati e consulenza in cinque settori chiave, Food & Beverage, Bellezza, Sport, Ristorazione e Giocattoli, attraverso un continuo monitoraggio di un ampio panel di consumatori, la vendita di pasti ready to eat veicolata dal canale retail in Italia è cresciuta negli ultimi anni del 15%, rendendo più indefiniti i confini tra ristorazione e supermercati o altri punti vendita che mettono a disposizione dei clienti cibo pronto per il consumo immediato.
Al momento il fenomeno riguarda circa il 3,5% del mercato, che equivale comunque ad un valore di 2,5 miliardi di business, ma si ritiene sia destinata a salire, come avviene in altri Paesi dell’Europa, quali la Francia dove il fenomeno rappresenta già il 6,8% del giro d’affari globale, ma anche gli UK con un 6,6%, la Germania con il 5,8%, ma anche la Spagna, dove questa quota si assesta sul 4,2% ma con i tassi di crescita più forti d’Europa, superiori al 20%.
Con il termine piatti pronti si intendono tutti i cibi che non devono essere cucinati, riscaldati o altro prima di essere mangiati sul posto, in ufficio oppure a casa, una realtà alimentata dal fatto che i consumatori sono sempre più attratti da soluzioni pronte al consumo vicine e accessibili, al di fuori dei punti vendita “classici”, dando importanza a fattori quali l’accessibilità, la comodità, il rapporto tra il valore e l’esperienza, a prescindere che provengano da ristoranti, bar, punti vendita espressamente votati al take-away o negozi e supermercati.
E’ in corso di fatto una vera e propria ibridazione tra retail e ristorazione, un trend che promuove un nuovo scenario di consumo, che deve essere attentamente analizzatori dagli operatori tradizionali della ristorazione, costretti necessariamente ad aumentare l’appetibilità esperienziale della proprie attività, per stimolare maggiormente i consumatori a volere frequentare il punto vendita di persona.