Arezzo: weekend con gli Etruschi
Quando si pensa ad Arezzo, non si può evitare il collegamento alla civiltà degli etruschi, ma la storia della città prende avvio addirittura in epoca pre-etrusca, in una zona abitata fin dalla preistoria, come dimostra il ritrovamento di strumenti di pietra e del cosiddetto “Uomo dell’Olmo”, risalente al Paleolitico, avvenuto nei pressi della frazione dell’Olmo durante i lavori di scavo di una breve galleria della linea ferroviaria Roma-Firenze nel 1863.
Arezzo ebbe un periodo di grande splendore come una delle principali città etrusche, e molto probabilmente sede di una delle 12 lucumonie. Testimonianze del suo grande splendore sono opere d’arte di eccezionale valore, come la Chimera, conservata a Firenze, la cui immagine caratterizza talmente la città quasi da diventarne un secondo simbolo e la grande necropoli di Poggio del Sole, formatasi nel VI secolo a.C. ed utilizzata fino all’età romana. Il declino dello splendore etrusco arriva inevitabilmente con l’espansione dell’Impero Romano, che trasformarono il nome etrusco Aritim in Arretium.
Oggi la città conta circa 100 mila abitanti ed è una meta piacevole in ogni periodo dell’anno, basti pensare che la temperatura media del mese più caldo è soltanto di poco superiore a 22 °C: l’attrazione etrusca è un grande motivo di richiamo, ma scopriamo qui insieme altre tentazioni per pianificare una visita in uno dei prossimi weekend.
“È fatto ‘l guadagno de
Espressione tipica del dialetto di
Cazzella, che vendiede el
cavallo per pigliar la sella”
Arezzo, usata per indicare un affare
controproducente.
UNA CITTÀ TUTTA D’ORO
Il distretto industriale orafo argentiero di Arezzo è il più importante in Italia: la città produce alta oreficeria che da sola rappresenta un terzo del totale dell’export italiano, una tradizione che affonda le sue radici già nell’Arezzo etrusca. Il Museo orafo Uno A Erre, ricostruisce questa gloriosa storia artigianale ed industriale. La tradizione dell’arte orafa aretina risale infatti ai tempi degli etruschi e il Museo orafo Uno A Erre, ricostruisce questa gloriosa storia artigianale ed industriale; per incontrare la realizzazione dei gioielli bisogna però aspettare il secolo XIV.
Le botteghe artigiane del gioiello ad Arezzo si moltiplicarono nel corso dei secoli e le prime documentate nascono nel quattordicesimo secolo, contemporaneamente alla crescita della nobiltà locale. I maestri orafi realizzavano gioielli per i signori della zona, finché l’eco della loro arte si diffuse anche a Roma, dove il papato iniziò a richiedere commesse sempre più consistenti, fino a quando la produzione finì per servire principalmente quest’ultimo. L’artigianato aretino cambia dunque destinatario e trova nella produzione religiosa la migliore fonte di sostentamento: i gioielli artigianali di Arezzo affiancano perciò la lavorazione del cuoio e la produzione delle calzature nel sostenere l’economia della provincia.
Ad oggi nel distretto operano circa 1.200, fra aziende e botteghe artigianali, in grado di dar lavoro a circa 8.000 persone. La struttura delle aziende del distretto rimane fortemente artigianale: le competenze e il know how tecnico, tendenzialmente procedimenti manuali, vengono tramandati di generazione in generazione, e si ricorre all’utilizzo di macchinari principalmente in supporto al lavoro artigianale e non per la produzione in serie degli oggetti. Succede spesso che il valore dell’oggetto sia condizionato più dal costo della manualità e dall’artigianalità che non dal valore delle materie prime che lo costituiscono.
Un primato che non poteva non accompagnarsi alla nascita di una fiera interamente dedicata al gioiello e alla raffinata lavorazione del prezioso metallo, che coinvolge le oltre mille oreficerie della città di Arezzo: “OroArezzo – Mostra Internazionale dell’Oreficeria, Argenteria, Gioielleria”.
Si tratta di un appuntamento fieristico di grande tradizione per la città, la cui prima edizione risale al 1980: un evento internazionale che si sviluppa nel complesso fieristico Arezzo Fiere e Congressi e che richiama grossisti, top buyer e importatori da ogni parte del mondo.
Ogni gioiello artigianale ha un’anima, una storia che si fonde con le origini del territorio e la sua cultura e che costituisce una delle attrazioni di maggiore impatto dell’intera provincia aretina.
IL CONCLAVE DI AREZZO: HABEMUS PAPAM
Pochi sanno che proprio ad Arezzo sono nate le regole per l’elezione del Papa: prima delle rigide regole del conclave che tutti oggi conosciamo, i papi venivano eletti secondo differenti procedure di proclamazione: per colomba posata sul capo, acclamazione, consenso generale. Il problema era che tutte queste modalità spesso richiedevano molto tempo e considerando che ciascun candidato si spostava per l’Italia con il proprio esercito al seguito, la faccenda non solo rischiava di diventare interminabile, ma altresì molto costosa per le città ospitanti. Così un giorno gli abitanti di Viterbo, sede papale nel 1270, stanchi di anni di indecisioni, chiusero i cardinali a chiave nella sala grande del palazzo, in modo da metterli nelle condizioni di decidere al più presto chi eleggere come nuovo pontefice.
Fu eletto Papa Gregorio X, che soddisfatto del metodo messo a punto per la sua elezione, e nel frattempo trasferitosi ad Arezzo, decise di ufficializzare la procedura denominandola “cum clave”, proprio riferendosi alla chiusura a chiave forzata messa in atto dai viterbesi.
Con la Costituzione apostolica Ubi Periculum, promulgata proprio da Papa Gregorio X, i cardinali dovevano riunirsi in un’area chiusa e non avevano diritto a stanze singole e nessun cardinale doveva farsi assistere da più di un servitore, a meno che non fosse infermo. Il cibo doveva essere somministrato attraverso una finestra e dopo tre giorni i cardinali avrebbero ricevuto una sola portata per pasto; dopo cinque giorni avrebbero avuto soltanto pane, vino e acqua. Inoltre, durante il conclave nessun cardinale poteva ricevere alcuna rendita ecclesiastica. Quindi proprio in Arezzo, esattamente nella Chiesa di San Domenico, fu celebrato il primo Conclave secondo le regole della Ubi Periculum nel gennaio 1276, alla morte di Papa Gregorio.
LA VITA È BELLA… AD AREZZO!
La vita è veramente bella ad Arezzo e dintorni: lo ha gridato al mondo anche Roberto Benigni, che nella Piazza Grande del capoluogo ha girato alcune delle più suggestive scene del film “La vita è bella”. Alcune lastre affisse negli angoli dove sono state effettuate le riprese consentono al turista di ricordare le scene che ci hanno fatto ora divertire ora commuovere, dando vita ad un film record di incassi e di premi (3 Oscar, 9 David di Donatello, il Gran Premio della Giuria a Cannes).
Che la vita è bella ad Arezzo lo hanno ribadito anche i tanti film che hanno messo in luce le bellezze paesaggistiche di una campagna autentica, nella quale si tramandano le antiche tradizioni toscane.
Come in “Sotto il sole della Toscana”, di Audrey Wells, trasposizione dell’omonimo libro di Frances Mayes, nel quale vivere nella città di Cortona è un’esperienza totalizzante, una precisa filosofia di vita. Lo ha raccontato in modo spiritoso Leonardo Pieraccioni ne “Il Ciclone”, che a Stia, Laterina e Poppi ha ambientato divertenti flirts e storie paesane, e in “Una moglie bellissima”, nel quale Anghiari simboleggia la tranquilla e sana vita della coppia, prima del debutto di lei nel corrotto mondo della pubblicità. Lo ha ribadito anche Abbas Kiarostami, che nel film “Copia conforme” ha colto la bellezza di borghi come Lucignano, Monte San Savino e Cortona, per ambientare una storia che si interroga sul valore dell’arte e della sua riproduzione.