Manca un mese alla fine dell’estate 2023, almeno dal punto di vista del calendario, ma il tema più dibattuto nel mondo dei consumi alimentari fuori casa sui social sembra proprio essere quello legato ad alcuni scontrini controversi.
È ormai consolidato che, tra fake news e polemiche pilotate, avere le idee chiare sugli episodi più dibattuti sui social, è diventato più impegnativo di provare ad interpretare un papiro dell’antico egizio, fatto documentato anche dal Rapporto Ital Communications-Censis dal titolo “Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell’informazione alla prova dell’Intelligenza Artificiale”, presentato a fine luglio al Senato.
In tale dettagliato rapporto si legge che il 76,5% degli italiani ritiene che le fake news siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire, il 20,2% crede di non avere le competenze per riconoscerle e il 61,1% di averle solo in parte. Ma ci sono anche i negazionisti: Il 29,7% della popolazione nega l’esistenza delle bufale e pensa che non si debba parlare di fake news, ma di notizie vere che vengono deliberatamente censurate dai palinsesti ufficiali che poi le fanno passare come false.
In questo scenario, già di per sé sufficientemente ambiguo, sono comparsi sui social network numerosi post che denunciavano scontrini esagerati o anche compensi richiesti per sporzionare un piatto ordinato o fornire piattini per una degustazione in compagnia, alternati a richieste troppo esose, soprattutto se paragonate a situazioni simili di locali esteri, Albania e Grecia in testa a tutti.
Dall’altre parte, un’agguerrita schiera di difensori delle politiche di prezzo attuate in particolari aree d’Italia, ha pubblicato scontrini estremamente economici di locali siti in località amene a forte propensione turistica, come testimonianza della presenza massiccia di operatori virtuosi.
Sull’argomento non sono mancate le prese di posizioni autorevoli, schierate su entrambi i fronti.
L’emittente televisiva americana CNN ha parlato di aumenti anche del 240 per cento in più rispetto ad altre destinazioni del Mediterraneo per la ristorazione, ma anche per lettino e ombrellone in spiaggia.
Di parere opposto è viceversa è Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, che denuncia il fatto che si prendano casi singoli, spesso giustificabili per posizione e servizio, spacciandoli per il livello medio di offerta di specifiche zone, citando Venezia come classico “cavallo di battaglia” di queste campagne di denuncia.
La cosa certa è che, nel caso di ospitalità e ristorazione, questo tipo di comunicazione è sempre deleterio per il settore, che dovrebbe investire non tanto in attività che mirano a giustificare il proprio comportamento, ma sulla enfatizzazione della capacità di creare aggregazione e divertimento, inondando il web di immagini e testimonianze di turisti e famiglie che fruiscono felicemente dei servizi offerti.
La speranza è quella di vedere i social inondati di foto di accattivanti mise-en-place o di piatti succulenti, ma ancor di più di clienti felici che “si leccano le dita” dopo avere degustato le proposte dei locali di ristoro prescelti.
Lasciamo ad altri mondi la polemica, le fake news, la spettacolarizzazione dei litigi e torniamo a mettere al centro dell’attenzione il fascino dell’accoglienza che continua ad essere un elemento portante del successo, oltre che del reddito, del prodotto Italia.