La cucina cosentina è molto varia e risente dell’influenza della Sila, con i suoi prodotti prevalentemente di terra, in particolare funghi, verdure, carne e cereali, mentre nella zona più vicina alla costa è ovvia la presenza importante degli ingredienti provenienti dal mare, come le interpretazioni locali di baccalà e delle alici. Il piatto su cui vogliamo porre la vostra attenzione però non è un pezzo forte della cucina, non si tratta di un primo o di un secondo, portate che affondano sempre le proprie radici nella storia e cultura del luogo, ma vogliamo correre direttamente a fine pasto, per celebrare ciò che spesso viene considerato il dolce tipico di Cosenza. Stiamo parlando della “Varchiglia alla Monacale”, un’antica ricetta risalente al milletrecento, i cui principali ingredienti sono mandorle e cioccolato e il cui nome è collegato alle suore Carmelitane Scalze risiedenti in un convento locale che, secondo quanto riportato fino ai giorni nostri, usavano farne in gran quantità; la ricetta, eseguita spesso delle ragazze di buona famiglia che frequentavano il convento, fu quindi copiata e diffusa fino a renderla popolare al punto di divenire un simbolo della città. Il nome “Varchiglia”, che sembra prendere le sue origini dal termine spagnolo “varquilla”, un cestino di forma ovale a barchetta, deriva dal fatto che in dialetto calabrese “varca” significa appunto barca. La ricetta originale prevedeva un misto di mandorle tritate e zucchero con esterno un guscio di pasta frolla ed era ricoperta da una glassa di zucchero; successivamente, l’avvento del cioccolato permise al dolce di arricchirsi ulteriormente con questo gustoso ingrediente, per generare un dolce gustosissimo, adatto per ogni occasione di festa, il cui unico difetto, secondo i canoni della dieta moderna, è l’essere un po’ calorico. La città di Cosenza però, offre tanti percorsi di visita che renderanno semplice smaltire le calorie in eccesso.
