Il nord della Sardegna è noto soprattutto per le coste meravigliose, chilometri di spiagge dalla finissima sabbia bianca tra la macchia mediterranea e il mare cristallino, invase da turisti provenienti da tutte le parti del mondo. Un contrasto netto rispetto alla riservatezza e pacatezza di chi popola questi luoghi abitualmente e che, grazie anche all’ottimo equilibrio di vita, campa in media più di chi vive nelle caotiche città del continente. Lontani dal gossip mondano che regna sovrano in Costa Smeralda, ci tuffiamo alla ricerca delle storie meno note e più vere di questo splendido territorio.
UN PO’ DI STORIA
Durante i secoli medievali in Sardegna vigeva il Giudicato, una particolare organizzazione governativa autonoma ed unica a quel tempo in tutto il continente europeo, preludio agli Stati Nazionali che successivamente si sarebbero sviluppati in Europa. La Sardegna al tempo dei Giudicati era divisa in zone che nel tempo divennero autonome rispetto al potere centrale bizantino e si diedero istituzioni politiche e amministrative proprie. I Giudicati erano 4: “Calari” (Cagliari), “Torres” (Sassari), “Gallura” (Tempio), e “Arborea” (Oristano). Il Giudicato o Regno di Gallura si estendeva nella parte nord-orientale della Sardegna, dal corso del fiume Coghinas al Golfo di Orosei, occupando tutta le attuali aree della Gallura e delle Baronie, oggi comprese nelle province di Olbia-Tempio e Nuoro. Confinava a ovest con il Giudicato di Torres e a sud con il Giudicato di Cagliari. A capo del Giudicato vi erano il monarca, denominato Giudice (Judike) e un Consiglio (Corona de Logu).
LA TERRA DELLA “LUNGA VITA”
In Sardegna esistono 22 centenari ogni 100 mila abitanti: è la più alta concentrazione al mondo! È quanto emerge da uno studio, l’unico progetto sulla longevità certificato al mondo, che ha permesso di costituire un banca dati su circa 1.900 centenari in Sardegna. Si tratta di un progetto dell’Università di Sassari, denominato AKeA (acronimo di A Kent’Annos, tradizionale augurio sardo che significa “a cent’anni”), che studia la longevità della popolazione sarda; nato nel 1997 e presentato ufficialmente nel febbraio 2002, fa capo alla cattedra di Biochimica Clinica dell’Università di Sassari e vede la collaborazione del Max-Planck Institute for Demographic Research, Rostock, Germania e dalla Duke University, North Carolina, Usa. In questo momento sono circa 370 i sardi che hanno più di cento primavere sulle spalle. Curioso anche il fatto che nell’Isola è equilibrato il rapporto tra centenari e centenarie mentre nel resto del mondo prevalgono le donne.
UN ALBERO DI TREMILA ANNI
Secondo il censimento del Corpo Forestale sono 22.000 gli alberi di particolare interesse in Italia, dei quali 150 di eccezionale valore storico o monumentale. Tra loro, il più antico è un “oleastro” situato a San Baltolu di Luras nella provincia di Sassari. Il vecchio albero si distingue per le sue eccezionali dimensioni: ben 15 metri di altezza e 11 metri di circonferenza. In base agli studi degli esperti, che tengono in considerazione il lento accrescimento di questa particolare specie di pianta, l’oleastro di San Baltolu di Luras dovrebbe avere circa 3.000 anni, classificandosi dunque come l’albero più antico d’Italia. Progenitore dell’ulivo, albero particolarmente diffuso in Sardegna, questo particolare oleastro ha suscitato l’interesse di molti studiosi, che hanno cercato di clonare la pianta. L’esperimento è tutt’ora in corso e conta una cinquantina di piantine alte circa ottanta centimetri, nate grazie ai semi dell’albero di San Baltolu di Luras e di un altro oleastro sardo più giovane, nato circa mille anni fa. Il caratteristico centro di San Baltolu di Luras dista da Olbia circa un’ora e mezza, seguendo la statale in direzione Sassari.
A SPASSO CON I DELFINI
La Sardegna è un vero paradiso per i biologi marini ed amanti della natura in generale, con più di 1.700 km di costa di bellezza unica. Nel nord dell’isola vive un particolare tipo di delfino (denominato tursiope), una specie idonea per lo studio per il suo carattere costiero e cosmopolita, poco conosciuto prima della nascita, nel 1999, del “Progetto tursiope”, frutto della collaborazione tra l’Accademia del Leviatano, una ONLUS che si occupa della ricerca sui cetacei nel Mediterraneo e il Dr. Bruno Díaz López. Questo connubio ha portato alla nascita del Bottlenose Dolphin Research Institute (BDRI), un istituto di ricerca che centra il suo lavoro nella conservazione ed educazione per una miglior conoscenza del comportamento ed ecologia dei cetacei. Il Centro, la cui base è nel piccolo paese di Golfo Aranci, offre a tutti la possibilità di essere “ricercatore per un giorno”, partecipando alle crociere di ricerca, per essere coinvolti nelle attività di studio sul campo e imparare a riconoscere e a rispettare i delfini e il loro ambiente: circa 1.000 avvistamenti di delfini sono stati effettuati in poco più di 10 anni di attività.