Nel corso dell’ultimo anno la maggior parte di noi si è dovuta confrontare, per la prima volta nella propria vita, con gli effetti di un confinamento forzato: stare nella propria sala a condividere un pasto con i propri famigliari più stretti o andare al ristorante, per un convivio allargato ad amici e parenti, ha smesso all’improvviso di essere una libera scelta e ha dovuto inevitabilmente assecondare le regole imposte dal decreto legge di turno. Una nuova e sconosciuta realtà che, se per il consumatore finale ha comportato un impatto prettamente emotivo, con effetti riconosciuti dagli studi psicologici internazionali, di un incremento di depressione, irritabilità, insonnia e frustrazione, per il mondo della ristorazione ha costituito uno sconvolgimento delle logiche di business. Durante questo periodo l’unica costante via di contatto tra le attività di ristoro e il proprio pubblico è stata la duplice formula dell’asporto e della consegna a domicilio.
Si tratta di due formule che erano già di loro in crescita nel 2019 e se pensiamo alle pizzerie, dinamiche che fanno parte da sempre del tessuto organizzativo di ogni singola attività, ma nell’ultimo anno il tema è stato al centro di grande attenzione e protagonista di numerosi confronti, dibattiti, webinar. Una buona opportunità, che non può essere comunque la soluzione definitiva, come dimostrano due interessanti indicatori estratti dalle analisi effettuate da un paio dei principali player del mercato. Il primo fattore, che emerge da un’analisi di The Fork sui 20.000 indirizzi di somministrazione gestiti in Italia, evidenzia che dopo un anno di restrizioni alle aperture, è il 10% ad offrire la consegna a domicilio, mentre il 12,5% consente l’asporto. La seconda evidenza, che emerge da un’analisi dell’Osservatorio di Just Eat, indica che le 4 cucine più richieste in ordine di preferenza sono Pizza, Hamburger, Giapponese e Cinese, seguite da Pollo, Dolci, Panini, Poke, Messicano e Greco. Come si deduce da questa classifica, la cucina legata alla tradizione e agli stili della genuina dieta mediterranea, subisce probabilmente una invincibile concorrenza dalla cucina fatta dentro casa. Resta comunque la positiva considerazione che una percentuale variante dal 50% al 60% dei consumatori, sulla base dei diversi studi effettuati in questo periodo, dichiara che appena possibile andrà al ristorante più che in passato.